Vivation® in chirurgia

di Paolo Bertotti, 31 luglio 2014

Abbiamo fatto per anni sedute di Vivation e conosciamo bene come agisce.
Lo abbiamo usato molto anche “in action” nelle situazioni più disparate.
Ma lo abbiamo mai applicato a situazioni estreme e quando il disagio é reale e non ci sono solo i “modelli di energia” che emergono spontaneamente durante la seduta?

Devo dire di avere avuto la fortuna di saper fare Vivation e di applicarlo in due situazioni estreme, la prima volta nel 2005, mentre mi riducevano una frattura al polso, e la seconda nel 2014, appena svegliato da un intervento di grossa chirurgia addominale.
Entrambe situazioni in cui il dolore fisico, la preoccupazione e lo stress erano al massimo grado, come facilmente immaginabile.
Quindi ho avuto modo di apprezzare Vivation non solo in una tranquilla seduta-tipo o durante una situazione sociale “attivante” ma tutto sommato innocua, ma proprio durante un impegno estremo!

Avevo a volte il dubbio sulla reale efficacia della tecnica.
Facevo delle sedute in cui respiravo, applicavo i tre punti ed i cinque elementi e me ne stavo li, senza che succedesse niente di particolare, o meglio … a volte sono state delle sedute bellissime, ma magari … era tutta immaginazione.
Adesso posso con certezza dire che sono state proprio queste sedute “normali”, a volte belle a volte noiose, che mi hanno dato la capacità di gestire situazioni intense.
Non mi ero reso conto di quanto la mia abilità si fosse sviluppata e di come tutta questa abilità fosse pronta ad essere utilizzata proprio nelle situazioni estreme – per le quali, lo ammetto, avrei avuto delle perplessità.

La prima volta fu durante una giornata su snowboard nell’inverno del 2005.
Una curva presa male, cado, mando avanti le braccia e prendo un colpo terribile.
Sul momento non vi é tempo di fare nulla.
Sento una forza violenta che mi piega il polso in due e cado a terra malamente, la botta mi toglie il respiro e per quasi un minuto me ne sto fermo a lamentarmi. Lentamente, mi riprendo dalla sorpresa ed inizio a respirare veloce e superficiale per gestire la situazione. il dolore era davvero forte e di certo non passava solo respirando … ma almeno mantenevo il controllo e la presenza di spirito: respiro veloce, attenzione ai dettagli, anche al dolore.
Respiro ed entro nel dolore al polso destro, poi mi riscuoto, ascolto il resto del corpo, cerco la sensazione più forte – non cerco di godermela ma non rifiuto l’esperienza – e, con cautela, mi rendo disponibile a viverla.
In pochi minuti mi rimetto in piedi, qualcuno mi aiuta a portare la tavola e torno a valle sulle mie gambe fino al soccorso.
In ospedale mi dicono che il polso è fratturato – questo lo sapevo già – e mi fanno fare degli esercizi per rilassare i muscoli per potermi ridurre la frattura.
Sapevo già che mi avrebbe fatto male, ma questa volta non sono impreparato:  inizio a respirare ed a fare Vivation.

Ed è a questo punto che la pratica appresa nelle sedute si rivela efficace.
Respiro, mi rilasso, accetto la situazione così com’è ed entro nelle sensazioni, cerco la più forte ed esploro l’ansia, il dolore e la paura. Mi rendo conto mentalmente che non sto soffrendo più di tanto.
Sono anzi un pò curioso di quello che succederà… il dolore diventa una sensazione molto forte, intensa, ma l’aspetto sofferenza è molto basso.
Di certo non amerei ripetere l’esperienza ma, quando il chirurgo mi prende il polso e lo riduce, fa certamente molto male, la sensazione è fortissima, ma dura solo una ventina di secondi nei quali non perdo il controllo, mi rilasso, mantengo la respirazione e come per magia la sofferenza – non la percezione fisica del dolore – si attenua e scompare quasi del tutto. Soprattutto, l’atteggiamento mentale cambia, il dolore non mi fa soffrire come avrei dovuto, tanto è vero che i due medici mi guardano stupiti e mi chiedono cosa io stia facendo.
“Vivation” rispondo. “Avete finito? Ve lo spiego dopo, intanto continuo …” e continuo a respirare mentre mi ingessano …
Tutto sommato: esperienza breve e nei limiti del sopportabile, facile da gestire. La sensazione era intensa e ben individuabile, localizzata e breve.
Vivation ha tolto l’ansia e l’aspetto psichico della sofferenza e del dolore.
Non so come sarebbero andante le cose in una esperienza più lunga.
O meglio non lo sapevo ancora….

La seconda volta che ho potuto applicare Vivation è stata quest’anno (2014) a Giugno, quando ho subìto un grosso ed inaspettato intervento di chirurgia addominale: anestesia, risveglio, degenza e tutto quanto comporta un intervento chirurgico.
Poco prima dell’intervento mi ero dato una breve seduta di Vivation di mezz’ora ed alla fine, mentre aspettavo che venissero a prendermi , mi ero rilassato.
Non avevo mai avuto interventi od anestesie totali, quindi ero curioso di come sarebbero andate le cose. Avevo già accettato dentro di me tutto quello che ne sarebbe seguito.

L’anestesia è una cosa strana, direi divertente… un attimo prima parlavo con l’anestesista e l’attimo dopo ero sveglio, come è sveglio chi viene svegliato di soprassalto, con persone intorno che, parlando ad alta voce, mi scuotevano e mi dicevano “Paolo mi senti? Respira!”! .
A quel punto ho iniziato a “respirare” – mi ero già programmato tutto in anticipo, non mi prendeva di sorpresa questa volta ! – ed ho cercato di rilassarmi e di capire quello che stava succedendo.
Il passaggio dalla pre-anestesia al risveglio è stato immediato, niente in mezzo.
Mi ritrovavo d’improvviso circondato da persone che mi dicevano di svegliarmi e di respirare … e che diamine, stavo così bene a dormire!
Non voglio deluderli o farli preoccupare, ed inizio a respirare veloce e profondo e porto l’attenzione al corpo ed alle sensazioni.
Beh, ce n’era di roba da considerare!
Tutto il corpo era rilassato, quindi nessun problema a rilassarmi ancora, forse ero ancora curarizzato, solo l’addome e la schiena erano tesi ed indolenziti…
Mi faccio coraggio e mi esploro, mentre da fuori mi dicono di aprire gli occhi e di svegliarmi.
Non vedono che sto lavorando?’ Come faccio a concentrarmi sul corpo se mi parlano?
Nonostante ciò, respiro veloce e profondo e sento una forte sensazione di tensione e dolore all’addome ed alla schiena, non riesco a rilassarmi bene lì e quindi ci entro dentro, la accetto, la esploro e così via…
Il corpo trasmette una serie di sensazioni intense: mi sento soffocare, mi fa male la pancia, la schiena è tesa e le braccia molli e senza forza…
Mi faccio coraggio e ci entro dentro.
Non c’è un vero e proprio dolore, solo una sensazione sgradevole di tensione e mancanza di aria ma – ragiono – dev’essere solo una sensazione, perché sto respirando molto intensamente.
Ogni tanto passo alla respirazione veloce e superficiale – meglio in quelle circostanze – ma il rianimatore mi dice di respirare più intensamente il che amplifica le sensazioni anche troppo.
Obbedisco, non ho la forza di spiegargli cosa sto facendo…

Tutto questo dura un paio di ore, poi mi mettono sotto morfina ed io mi sento meglio. Riprendo completamente coscienza in un paio d’ore, ma senza mai smettere di concentrarmi e respirare. E’ stata una mega-seduta nella quale ho mantenuto concentrazione e consapevolezza.

Forse, avrei potuto chiamare un Vive Pro e farmi assistere per un paio di ore.
Quello che ho vissuto era una forte consapevolezza e razionalità fin da subito. Respirare coscientemente ed applicare i tre punti mi ha ancorato al corpo e mi ha permesso di riprendermi molto rapidamente, con un disagio percepito sopportabile. Soprattutto, il praticare mi ha dato molta sicurezza nelle mie capacità e nel metodo Vivation.

Di disagio, percepito come sensazione emotiva, ce ne fu relativamente poco, gestibile; ma di sensazioni fisiche ce ne furono quante ne volevo.
Ho potuto sperimentare come Vivation abbassi realmente l’ansia e la sofferenza e come la integrazione funzioni proprio nei momenti più difficili, anzi come proprio in quei momenti la si avverta maggiormente .
Come ho scritto prima, a volte le sedute sono senza storia, quasi noiose, ma l’abilità che si acquisisce diviene poi evidente quando si ha un grosso problema da affrontare.
Ho fatto altre volte Vivation durante il ricovero e mi è stato molto utile per superare disagio, scoraggiamento e dolore fisico; ma mai fu tanto evidente ed intenso quanto nel dopo-anestesia.
Ora ho molta più fiducia di prima in Vivation, che si è rivelato efficace per mantenersi lucidi e razionali anche in situazioni estreme, senza sfuggire alla situazione, imparando invece a calarmi in essa qualunque sia, vivendola con efficienza e determinazione.

nota: Paolo Bertotti, autore di questo articolo, è morto a Roma il 25 giugno 2018

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